La conferenza propone le differenze di atteggiamento psicologico tra credente, non credente e ateo. Mentre la persona atea ha atteggiamenti militanti, a volte anti-teisti; il non credente “è colui che non può ancora pronunciare un credo”
Il mio incredibile esprime la meraviglia: “Non si crederebbe a tanto bisogno di credere in ogni uomo”. Ciascuno si può porre la domanda “Nella mia autobiografia come è successo che io sia arrivato ad avere la posizione di credente?”
La psicoanalisi è una “narrazione” della propria vita che viene però svolta davanti a un testimone, un analista che aiuta a ricostruire i fondamenti del comportamento attuale.
Nel mio intervento considero dapprima la relazione intrinseca tra i concetti della psicoanalisi, il suo procedimento terapeutico, la razionalità moderna e l’avvento della religione monoteistica. Analizzo poi l’opposizione, in Freud, tra due serie di concezioni connesse: i processi istintuali, la figura e la funzione del padre e la religione.
Psicoanalisi e religione. 1° parte. Presentazione e cenni introduttivi. La psicoanalisi, strumento imparziale; Quando l’uomo dice Dio… e quando dice Dio Padre; I fondamenti: 1) l’inconscio; 2) il determinismo psicologico.
L’interpretazione freudiana della religione come illusione. Psicoanalisi è il nome di …; Dio, un padre innalzato; Sigmund Freud e L’avvenire di un’illusione; L’illusione religiosa; Oskar Pfister e L’illusione di un avvenire.
La creatività di Lou Salomè; Il mio ringraziamento a Freud; Religione dei sedentari e religiosità creativa; Dio, nome per l’ineffabile; La fede, fragile involucro del dubbio.
Winnicott e l’esperienza transizionale. D. Winnicott: illusione e realtà; La costruzione relazionale del sé; Oggetti transizionali; L’esperienza transizionale; A.-M. Rizzuto: La nascita del Dio vivente; La religione alla luce della psicoanalisi; Qualche conclusione: 1) la psicoanalisi, storia raccontata; 2) un caso clinico, claustrofobia nel chiostro. Letture di approfondimento.
Giona e la psicoanalisi – 1 parte. Ambiti e i limiti del discorso psicoanalitico. L’interpretazione “psicoanalitica” delle figure bibliche (mitologiche, letterarie, ecc.) è sempre soltanto una ricostruzione funzionale al pensiero di chi la offre. Si procede con l’analisi dell’espressione “Dio”: una parola umana. Ogni parola umana è inevitabilmente impregnata da passioni che hanno una propria storia. Dal punto di vista psicologico, ci si può porre alcuni interrogativi: di chi è la voce che Giona ascolta? Quali memorie emotivo-affettive evoca?
Giona e la psicoanalisi. L’altro è oltre: l’enigma. Chi è il primo “altro” di cui l’individuo ha esperienza? L’irriducibilità dell’”altro” a sé conduce il soggetto a colmare l’enigma di questa differenza col proprio desiderio. L’altro può allora essere costantemente modificato, trasformato, persino intasato, deformato dal nostro desiderio e dalle nostre difese. Chi è allora il Dio che Giona sente?
L’altro è oltre: il rovescio della medaglia. L’enigma dell’altro può essere oscurato con l’immersione nel tutto: tanto nel sacrificio cui Giona si espone facendosi gettare nel mare, quanto nel riparo della pancia del pesce che lo ingoia. Questa esperienza costituisce un ritiro narcisistico-onnipotente? Oppure si costituisce come sospensione del tempo e luogo rigenerativo che porta Giona a riaccogliere e risentire la richiesta dell’altro?