La fragilità dei legami sociali e la crescita della conflittualità nella società odierna, sono legate all’indebolimento dell’ethos civile che si nutriva della saldezza della fede cristiana entro l’ideale della prossimità. L’autentica rivelazione di Dio come Abbà in Cristo implica un’idea di fede connotata dalla relazione affettiva con Dio. La realtà scolastica d’oggi, anche in età pre-scolare, è caratterizzata in misura crescente dall’azione di comportamenti aggressivi tipici dei Disturbi della Condotta che impongono la necessità di interventi preventivi globali. L’inclusione dell’altro, nell’elaborazione di un Piano Annuale per l’Inclusione, si concretizza nell’accoglienza e nella valorizzazione della diversità; l’IRC in prospettiva interculturale diviene allora il luogo di incontro e di dialogo nel quale i bambini possono sperimentare relazioni serene. La didattica inclusiva dell’IRC promuove la pace, l’accoglienza dell’altro e l’altruismo come valori nella scuola di Stato.
In questo contributo si presentano i risultati di una ricerca di Namini e Murken (2008), in cui gli autori esplorano la relazione tra la composizione della famiglia d’origine di una persona e la scelta del tipo di Nuovo Movimento Religioso a cui decide di affiliarsi. Sembra che la scelta possa essere effettuata, almeno in parte, sulla base delle specifiche caratteristiche del gruppo e, quindi, da ciò che quest’ultimo offre al convertito. Inoltre, gli aspetti di coping collegati alla perdita del padre e al numero di fratelli possono essere più importanti di altri, nel momento in cui l’individuo sceglie a quale movimento aderire. In generale, i risultati della ricerca evidenziano che lo studio di come una determinata religione si adatti a una particolare persona sia un utile approccio allo studio del processo di affiliazione nel settore specifico dei NMR.
Viene fatta una distinzione tra coping e coping religioso, osservando come la seconda accezione rischi di essere impropria dal punto di vista epistemologico e metodologico. Il modello del coping può essere utile per comprendere qualche aspetto del comportamento religioso in condizioni di stress, ma appare poco fruttuoso per la comprensione dell’identità religiosa e delle sue eventuali derive psicopatologiche. Ciò è dovuto al fatto che il modello del coping non può esser inteso come una teoria psicologica della personalità. Per questa ragione, pare difficoltoso il suo impiego in riferimento alla salute mentale, che può essere intesa come possibile risoluzione della conflittualità psichica che caratterizza la personalità.
La “varietà” dell’esperienza religiosa si estrinseca anche nell’offerta di sistemi di significato, che hanno un particolare valore nelle situazioni di disagio e di discrepanza tra quello che è atteso-desiderato-contemplato-pensato e ciò che può improvvisamente sconvolgere piani esistenziali e progetti di vita. Operando mediante i percorsi della “conservazione” o della “trasformazione”, le religioni consentono di affrontare l’idea della morte, assieme al carico cognitivo-emotivo che essa porta con sé sia “prima”, garantendo ancoraggi utili a fronteggiare il “terrore della morte”, sia “dopo”, mediante processi che, durante le varie fasi di valutazione dell’evento luttuoso, cercano (non sempre con successo) di garantirne un benefico inquadramento nelle cornici di significato preesistenti.
Questo contributo illustra il modello multidisciplinare e integrato di conversione, elaborato da Rambo e coll., per comprendere il processo attraverso il quale le persone cambiano religione. l’idea alla base di questo contributo è che la conversione è un processo di trasformazione religiosa che si realizza in un campo di forze dinamico nel quale sono coinvolte persone, istituzioni, eventi, idee e esperienze. Lo studio della conversione deve tenere conto non solo della dimensione personale, ma anche delle dinamiche sociali e culturali che influenzano la persona.
La categoria di fondamentalismo è socialmente costruita e politicamente negoziata, con significati che poco hanno a che vedere con quelli originari riferiti al protestantesimo. A proposito di Islam, per cui l’uso della categoria “fondamentalismo” è relativamente recente, occorre risalire a due diverse reazioni alla crisi culturale e politica seguita alle sconfitte militari dal XVII al XIX secolo: una “modernista”, per cui l’Islam aveva perso perché era rimasto indietro rispetto all’Occidente, e una “tradizionalista”, che attribuiva invece le sconfitte a un’eccessiva occidentalizzazione che si era allontanata dalla semplice fede dei padri. Nell’ambito della corrente tradizionalista, si sviluppano nel XX secolo prima il fondamentalismo, che è un progetto politico, e poi l’ultra-fondamentalismo, che si serve del terrorismo per perseguire i suoi scopi.