The book shows a complete and exact review of the so-called human sciences of religion. Actually, it brings evidence of the progress achieved by the academic community, both lay and religious, particularly by Catholics, in the last two decades. The cultural background of the review is the Western world-wide civilization; Italian culture and scholars are also taken into consideration, in History, Sociology and Psychology of Religion and that attests a consolidated habit of cultural exchange.
The editors are aware that, on one hand, their Com-pêndio (a “weighing together”, according to the metaphor that lies at the foundations of the ethimology of the title) aims at offering the joint efforts of not less than 53 voices but, on the other, the different areas of competence and the different methodologies that their contribution convey, solely converge in their material object, the same “thing”: religion.
Il volume presenta una rassegna ampia e puntuale delle cosiddette scienze umane della religione in Brasile. Di fatto testimonia i progressi verificatisi negli ultimi due decenni in ambito accademico, sia in quello laico che in quello confessionale, specie cattolico. Lo scenario culturale in cui l’opera si situa è quello internazionalmente diffuso nel mondo occidentale; non mancano i riferimenti ad ambienti e studiosi italiani, nel campo della storia, della sociologia e della psicologia della religione, a testimonianza di una consuetudine di interscambio culturale.
I curatori sono consapevoli, da una parte, che il loro com-pendio (un “soppesare assieme”, secondo la metafora che ne fonda l’etimo) mira a dar conto di un impegno collettivo di ben 53 autori ma, d’altra parte, trova il punto di convergenza di competenze e metodologie diverse espresse nei contributi, solo nel loro oggetto materiale, una medesima “cosa”: la religione.
A journal of psychology of religion is a relevant piece of news in the Italian psychological literature. In Italy, therefore, the Psicologia della Religione e-journal / Psychology of Religion e-Journal (PRej) fills a gap. Neglected by academic institutions and from time to time looked askance at by some religious professionals, in Italy the Psychology of religion has been supported by a group of enthusiasts (the Italian Society for the Psychology of Religion or SIPR) in the last few decades.
Today SIPR publishes a Journal, welcoming and addressing international scholars, at- with contributions in both English and Italian. Such to cultural effort is both a daring challenge and a new opportunity, a service offered to every psychologist of religion and to every person who’s interested in the field. The Journal aims at offering room for exchange, at publishing researches and at promoting debate about phenomena and processes, psychological theories and methods and their implementation to the field of religion.
Therefore it will be crucial to stick to the greatest independence from denominations, from ideologies, from business oriented publishing policies and also from “trends” in the mainstream psychology.
I diversi modelli psicologici, elaborati per interpretare il fenomeno della conversione a gruppi religiosi e spirituali minoritari, spesso indicati come “sette” o Nuovi Movimenti Religiosi”, si collocano in un continuum che vede ai due estremi i concetti di “libertà di scelta” (modello intrinseco) e di “persuasione coercitiva” o “lavaggio del cervello” (modello estrinseco), con molte posizioni intermedie. Il modello, “estrinseco” considera il convertito come “passivo”, mentre il primo, “intrinseco”, enfatizza la figura del religious seeker, fondamentalmente attivo. In questo contributo si mostrerà come le diverse formulazioni della teoria del “lavaggio del cervello”, e, in generale, del “modello interpretativo estrinseco” o “coercitivo”, siano state considerate, dalla stragrande maggioranza degli studiosi di Nuovi Movimenti Religiosi, e da importanti Associazioni Professionali, come prive di fondamento empirico, quindi non scientifiche.
L’idea di spiritualità rimanda ad una polisemia di significati, benché spesso paia funzionalisticamente associata alla ricerca di senso. Ciò sembra avere delle implicazioni anche in ambito clinico, allorché trovano giustificazione approcci orientati in senso spirituale/religioso che ritengono opportuno integrare nella pratica clinica la dimensione spirituale: dall’introduzione di “tecniche” di riflessione, alla psicoterapia intesa come pratica spirituale. Questo stato di cose sollecita la psicologia della religione ad una riflessione sulle eventuali derive epistemologiche di approcci teorico-clinici che, abbandonando il principio di neutralità e astinenza, pre-determinano gli obiettivi di una psicoterapia, connotandola in senso spirituale/religioso/ideologico.
La cultura contemporanea, permeata dalla secolarizzazione per un verso, dal mito della scienza e dalla logica tecnologica dall’altro, ha profondamente inciso sulla religione. Questo perché le definizioni tradizionalmente usate per dire le religioni richiamano concetti come “verità oggettiva” o “assoluto”, che incontrano non poche resistenze negli stessi credenti. Inoltre l’esaltazione della soggettività, così presente nel vissuto contemporaneo, oltre a rendere complesso il concetto stesso di appartenenza ad una determinata religione, sembra non siano più sufficienti a contenere quell’insieme di motivazioni e di atteggiamenti che motivano una ricerca di una diversa trascendenza, più riferita all’io, come ben esprime M. Buber quando afferma: “abbiamo bisogno di avere la nostra esistenza confermata dall’altro”. Nasce così all’interno della psicologia, a partire da quella fenomenologica di Jasper, sviluppandosi poi attraverso la psicologia dinamica e le psicologie umanistiche, la formulazione di “vita spirituale” per esprimere un bisogno profondamente umano, che può svilupparsi in un orizzonte sia religioso che agnostico o anche ateo. Questa nuova descrizione consente di cogliere meglio i bisogni e le trasformazioni “spirituali” dell’identità contemporanea e le relative forme di esperienza e di espressione.
Sono presentate alcune teorie contemporanee dell’identità psicosociale, derivate dall’interazionismo simbolico, dalla categorizzazione/prototipicità del gruppo e dalla prospettiva hegeliana della trasformazione. È anche indicata la necessità di integrare l’identità sociale con la dimensione personale dell’identità analizzata con i concetti dell’immaginario e del simbolico. Tramite la discussione di alcuni casi di costituzione dell’identità religiosa, viene illustrata la convergenza tra categorizzazione/prototipicità del gruppo e l’elaborazione del simbolico in diversi contesti religiosi-culturali.
L’autore richiama il fatto che alcuni recenti contributi di psicoanalisti di diverse scuole postfreudiane hanno spostato l’attenzione dalla questione dell’origine della religione come fenomeno storico-culturale al tema, più propriamente psicoanalitico, dell’atteggiamento personale verso la religione, quale è dato osservare nelle storie di casi clinici. Il principale guadagno di questa modifica è la possibilità di aggirare le dispute e le argomentazioni sul valore di verità delle credenze religiose. In vista di ciò l’autore, come molti altri, adotta il modello di “fenomeno transizionale illusorio”, introdotto da Donald W. Winnicott. Mentre sottolinea l’importanza di questo concetto, ne approfondisce le ricadute positive e ne denuncia alcuni usi impropri. Con riferimento alla tendenza di alcuni autori a perseguire l’interazione della psicoanalisi con le neuroscienze, con la psicologia culturale e con la teoria dell’attaccamento, viene posta in discussione la promessa di questi tentativi circa la possibilità di una comprensione profonda della religiosità dei singoli individui. Infine l’autore critica il concetto e la stessa dicitura di “psicoanalisi della religione”, proponendo la sua opinione in merito alla questione della verità della religione alla luce della psicoanalisi.
Una rivista di psicologia della religione costituisce una novità di rilievo nel panorama della letteratura psicologica italiana. In Italia, dunque, questa rivista viene a riempire un vuoto. In passato trascurata dalle istituzioni accademiche e spesso guardata con diffidenza da certi ambienti ecclesiastici, la Psicologia della religione è sostenuta da decenni da un gruppo di appassionati riuniti nella Società Italiana di Psicologia della Religione. La rivista mira ad essere un luogo di incontro, pubblicando ricerche ed incoraggiando la discussione su fenomeni e processi, teorie e metodi psicologici e le loro applicazioni al campo della religione. Nel perseguire questo scopo cercherà la massima indipendenza dalle confessioni religiose, dalle ideologie, dalle influenze economico-editoriali, ed anche dalle “mode” della mainstream psychology.