La categoria di fondamentalismo è socialmente costruita e politicamente negoziata, con significati che poco hanno a che vedere con quelli originari riferiti al protestantesimo. A proposito di Islam, per cui l’uso della categoria “fondamentalismo” è relativamente recente, occorre risalire a due diverse reazioni alla crisi culturale e politica seguita alle sconfitte militari dal XVII al XIX secolo: una “modernista”, per cui l’Islam aveva perso perché era rimasto indietro rispetto all’Occidente, e una “tradizionalista”, che attribuiva invece le sconfitte a un’eccessiva occidentalizzazione che si era allontanata dalla semplice fede dei padri. Nell’ambito della corrente tradizionalista, si sviluppano nel XX secolo prima il fondamentalismo, che è un progetto politico, e poi l’ultra-fondamentalismo, che si serve del terrorismo per perseguire i suoi scopi.
Con l’espressione Nuovi Movimenti Religiosi si possono individuare almeno tre fasi e accezioni che in qualche modo richiamano l’interesse della psicologia della religione: 1. Dalle sette ai Nuovi Movimenti Religiosi sullo sfondo della New Age; 2. I Nuovi Movimenti Religiosi come “religiosità contemporanea”; 3. I Nuovi Movimenti Religiosi nella Chiesa (cattolica).
L’incontro con chi appare come un estraneo rispetto alla propria condizione di esistenza movimenta sorpresa e inquietudine: se ci si pensa, la stessa radice latina hostis (straniero, nemico) permea anche il linguaggio anglosassone, che indica con g-host uno spettro oscuro, che aleggia come un’ombra emotiva nascosta tra le pieghe dell’esperienza psichica. Fantasmi che, se ignorati e non compresi, possono qualche volta prendere il sopravvento nell’esperienza personale e collettiva, colonizzando i comportamenti, le convinzioni e le scelte.
Appena l’evento sale agli altari della cronaca nazionale, i diversi rappresentanti istituzionali laici si apprestano ad offrire il proprio parere sottolineando come il credo religioso non possa essere foriero di soprusi e limitazioni. Contemporaneamente, la comunità islamica sottolinea come l’imposizione di una fede religiosa non abbia alcun senso per la crescita della persona, tanto più se contrassegnata da duri comportamenti correttivi genitoriali che sfociano nel maltrattamento o nell’abuso. Da più parti poi si sottolinea anche come l’appello alla liberà e al pluralismo religioso non possa dare adito ad equivoci: la compresenza e l’accettazione di diverse tradizioni religiose non può giustificare forme di sopruso che ledono la libertà delle persone.
Da un punto di vista operazionale, è indispensabile prendere in considerazione quelli che in gergo accademico sono definiti “correlati psicologici” del fondamentalismo religioso. I correlati del fondamentalismo rappresentano tutte quelle dimensioni psicologiche associate al fondamentalismo religioso, di cui si possiedono dati empirici a sostegno di tale associazione. Quanto più il loro legame è accessibile alla conoscenza, tanto più la variabile oggetto dell’indagine (nel nostro caso il fondamentalismo religioso) avrà validità e attendibilità.
Dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11/09/2001, il massacro di massa al campo dei Workers’ Youth League (AUF) del partito laburista del 2011, il termine fondamentalismo è stato usato estensivamente in maniera incorretta per etichettare fenomeni socioculturali affini quali: terrorismo, integralismo ed estremismo. Il fondamentalismo religioso pertanto, è diventato l’oggetto d’interesse non solo di accademici e studiosi, ma anche di qualsiasi cittadino sensibile alle vicende storico-sociali contemporanee, conducendo inevitabilmente alla diffusione di definizioni erronee e/o incorrette del fenomeno.
Lo psicologo è interessato a cogliere, nella pluralità dei fondamentalismi, la manifestazione storico-culturale di un atteggiamento psicologico fondamentalista. La povertà di modelli psicologici del fondamentalismo consegue alla difficoltà di una definizione che non può darsi che per rapporto ad un “non-fondamentalismo”: ad esempio nella strutturazione dell’identità religiosa, nell’accettazione del pluralismo. Si evidenzia la necessità di modelli veramente psicologici, genetico-strutturali, ed adeguatamente validati, che colgano l’intenzionalità (consapevole o inconscia) dell’atteggiamento fondamentalista, riferendolo ad una teoria complessiva della personalità. A mero titolo esemplificativo, si farà riferimento a quel modello psicodinamico che, rifacendosi a Winnicott, vede la religione come fenomeno transizionale ed indica il fondamentalismo come una deriva, di volta in volta, feticistica o autistica. In una prospettiva psicosociale, si propone il modello dell’Autoreferenzialità acritica, applicabile sia al fondamentalismo scritturale, racchiuso in una dinamica di testualità-intratestualità (il testo sacro contiene tanto la rivelazione quanto la sua interpretazione), sia all’assolutizzazione dell’esperienza come criterio “intratestuale” della verità del discorso religioso del proprio gruppo di appartenenza.