“Per articolare in modo sensato le ragioni di differenza e il fruttuoso rapporto di complementarietà tra la guida spirituale e l’intervento psicologico, occorre riferirsi almeno a tre luoghi di confronto. Il primo riguarda la costruzione dell’identità da parte del soggetto, in riferimento alla coscienza di sè e al senso della propria vocazione…. Il secondo si riferisce alla mediazione autorevole nel cammino di ricerca e di costituzione dell’identità personale. … Il terzo luogo riprende la domanda della formazione permanente.”
Quali sono i confini fra mente e corpo? Come si sviluppa l’esperienza religiosa? Un tentativo inedito: capire le origini e i modi della fede con gli strumenti della psicologia culturale e delle neuroscienze. Esiste un’origine biologica dei comportamenti religiosi? Ha senso parlare di una «neuroteologia», cioè di un’esperienza di Dio radicata a livello neuronale? Oppure non esiste comportamento religioso se non ancorato in un contesto ambientale e culturale specifico?
Il crescente pluralismo di forme religiose e il ritorno di tendenze fondamentaliste, integraliste e contrappositive… fino al gesto terroristico. Di fronte a queste nuove manifestazioni del “religioso”, lo psicologo si interroga intorno ai significati e alle dinamiche psichiche che vi sottostanno e intorno ai loro effetti sulla strutturazione della personalità e sulla costruzione della convivenza civile, in una società sempre più multietnica e multiculturale.
Se illudersi significa “giocare” con la realtà così come essa si offre al soggetto attraverso i filtri della creatività e dell’investimento personale, ed è funzione pregnante dello psichismo, anche l’”illusione” religiosa è “parte integrante del fatto di essere umani, autenticamente umani nella nostra capacità di creare realtà non visibili ma significative, che possano contenere il nostro potenziale di espansione immaginativa al di là dei confini sensoriali” (A.-M. Rizzuto)
Lo psicologo, cui compete raccogliere i dati, interpretare i segnali ed enucleare i bisogni sottesi, di fronte alla multiforme e rinnovata “domanda di religione” dell’uomo contemporaneo si interroga su motivazioni, dinamiche e processi psichici che sottostanno a questa richiesta, sulle valenze e significati psicologici delle risposte e sulla loro efficacia ai fini della strutturazione e/o ristrutturazione della personalità.
Sia la metafora religiosa che il simbolismo psichico alludono e rinviano ad una realtà che é sempre “altra” rispetto ai segni linguistici: In un confronto costante con i dati emergenti dalla pratica clinica, il convegno si propone di esplorare la plurivocità e l’ambivalenza del linguaggio religioso, sia individuando la funzione psichica della rappresentazione di Dio nella strutturazione e ristrutturazione della personalità, sia confrontandosi con alcuni modelli metapsicologici sottesi al tentativo di una lettura “psicologica” dell’esperienza religiosa.
Il sincretismo psico-religioso appare denominatore comune di molti dei “nuovi movimenti religiosi”. Le loro proposte spesso rispondono a esperienze di disagio e di malessere della persona e promettono, globalmente, il benessere del corpo, della mente e dello spirito, in un embricarsi di “salvezza” e di “salute” che si pone oggi come tema di estremo interesse per l’indagine psicologica: riproposizione nuove della classica questione dei rapporti tra religione e psicoterapia. Il convegno si propone come un laboratorio di lettura psicologica della nuova “domanda religiosa”, delle sue motivazioni, dei suoi dinamismi, dei suoi percorsi.
La discussione del Convegno si articolerà intorno al trinomio psicoterapeuta-religione-paziente. Metterà a tema l’interagire dei vissuti verso la religione – non solo del paziente, ma anche del terapeuta – con lo svolgersi della terapia. Sono previste due relazioni di base, sulle quali si articolerà il dibattito in riunione plenaria e quattro sessioni di lavori seminariali.