Lo psicologo è interessato a cogliere, nella pluralità dei fondamentalismi, la manifestazione storico-culturale di un atteggiamento psicologico fondamentalista. La povertà di modelli psicologici del fondamentalismo consegue alla difficoltà di una definizione che non può darsi che per rapporto ad un “non-fondamentalismo”: ad esempio nella strutturazione dell’identità religiosa, nell’accettazione del pluralismo. Si evidenzia la necessità di modelli veramente psicologici, genetico-strutturali, ed adeguatamente validati, che colgano l’intenzionalità (consapevole o inconscia) dell’atteggiamento fondamentalista, riferendolo ad una teoria complessiva della personalità. A mero titolo esemplificativo, si farà riferimento a quel modello psicodinamico che, rifacendosi a Winnicott, vede la religione come fenomeno transizionale ed indica il fondamentalismo come una deriva, di volta in volta, feticistica o autistica. In una prospettiva psicosociale, si propone il modello dell’Autoreferenzialità acritica, applicabile sia al fondamentalismo scritturale, racchiuso in una dinamica di testualità-intratestualità (il testo sacro contiene tanto la rivelazione quanto la sua interpretazione), sia all’assolutizzazione dell’esperienza come criterio “intratestuale” della verità del discorso religioso del proprio gruppo di appartenenza.
I curatori del volume – che sono stati anche tra i promotori del Convegno – Mario Aletti (Presidente della Società Italiana di Psicologia della Religione) e Fabio De Nardi (Direttore dell’Ospedale “Villa Santa Giuliana” di Verona) – sono riusciti a richiamare personalità di grande levatura nel panorama della psicoanalisi post-freudiana, sia italiano che internazionale, che si sono confrontati con teologi e filosofi in un dibattito di vasta portata e respiro. Questo confronto recupera, come ha ricordato Aletti nella Presentazione, “un ritardo che pare non solo culturale in senso stretto ma anche di costume… Che degli psicoanalisti si interroghino, da e in quanto psicoanalisti e nella prospettiva della psicoanalisi, sulla religione è il fatto nuovo, che rompe con abiti mentali e rigidità istituzionali”.
Massimo Diana ci offre un lavoro, voluminoso ma accessibile alla lettura e attento a rendersi comprensibile, che presenta lo sviluppo del pensiero di Drewermann senza lasciar mancare un costante contrappunto critico. Il testo è opportunamente introdotto da Mario Aletti che, a partire da un punto di vista psicoanalitico, coglie gli spunti e i nodi problematici dell’opera di Drewermann consegnandola alla riflessione psicoanalitica, teologica e pastorale e auspicando che la conoscenza dell’uomo possa essere approfondita a partire dalle buone domande che qui sono poste.
In questo numero: Fondamentalismi e Fondamentalismo (M. Aletti); In memoriam Jan Van der Lans (1933-2002) (J. Belzen); Elenco tesi partecipanti al IV premio “Giancarlo Milanesi”; Sommario del volume di di M. Aletti & F. De Nardi Psicoanalisi e Religione, CSE …
In questo numero: Uscire dalle torri. Identità, pluralismo e dialogo (M. Aletti); Presentazione del volume di M. Diana, Angoscia e libertà. Psicologia del profondo e religione nell’opera di Eugen Drewermann (D: Fagnani); Psicoanalisi, pensiero religioso, codici affettivi (S. Giacobbi); Primo …
In questo numero: 11 Settembre. Dove erano gli psicologi?… Dentro le torri (M. Aletti); Fondamentalismi e profezie. Una provocazione alla psicologia della religione (M. Diana); Sassolini: 15 Anni dalla morte di Lazzati. “A Lui non ombre…Non pietra, non parola” (Ma.Le); …
L’ambito delle pubblicazioni di psicologia della religione conosce, finalmente anche in Italia, un periodo estremamente interessante e vivace, con un allargamento delle tematiche ed un approfondimento dello spessore dei contributi, che trova positivi riscontri anche nell’interesse dei lettori. L’attuale psicologia della religione, individuando un proprio ambito epistemologico, ugualmente distante dal riduzionismo psicologistico e da tendenze pseudo-apologetiche, si è affermata come quel ramo della scienza psicologica che studia, con metodi e strumenti psicologici, ciò che di psichico vi è nella religione: strutture, fattori, dinamismi, processi e conflitti psichici, consci ed inconsci, attraverso i quali l’uomo giunge ad un atteggiamento personale verso la religione (non solo nel senso dell’adesione di fede, ma anche, eventualmente, della negazione e del rifiuto).
Sommario: La storia di un lungo percorso; Quaranta anni di studi e ricerche; Problemi, questioni e prospettive; Psicologia e religione: un approccio complesso; Prospettive: contenuti, metodi, organizzazioni della psicologia della religione in Italia; Bibliografia
In this paper, using my clinical experiences as a basis, I wish to highlight the idea that the relationship that exists between religion and a person’s mental health is not something that is predetermined, nor can it be predicted either in terms of coping, or in terms of psychopathology itself. Furthermore, I do not believe it is at all possible to determine whether or not an existing religious representation can be “healthy” or “unhealthy”, nor is it possible to define the characteristics that make a religion beneficial or pathological. I think that from a psychologist’s point of view, asking the question Is religion good for your health? in such an extreme and abstract manner is pointless and does not make sense.
In questo numero: Religione, coping e psicoanalisi (M. Aletti); Globalizzazione e religioni (A. Sacchi); Presentazione del volume Psicologia della religione. Prospettive psicosociali ed empiriche (M. Aletti); Pubblicazioni dei Soci. Per leggere il Notiziario: clicca qui