La psychologie de la religion est l’étude de ce qu’il y a de psychique dans la religion. Elle cherche à rendre compte des procès psychiques sous-entendus dans le “dire Dieu” de la part de l’individu et des groupes sociaux. La psychologie, science empirique, prend comme objet un phénomène concret, observable : cet homme-ci qui, dans ce contexte culturel, se mesure à cette religion-là. Comment il le fait, à travers quels processus et interactions avec l’ensemble de sa personnalité, avec quels conflits et avec quels résultats : c’est là l’objet de la psychologie de la religion. À partir de ces considérations on tâche de montrer comment la perspective psychosociale et celle clinique offrent des parcours de recherche pour déconstruire des concepts, élaborer des méthodes, proposer des techniques de recherche.
Il Convegno si misurerà con tutti i temi più importanti dell’attuale dibattito e sulle nuove prospettive per la disciplina: i rapporti tra religione, religiosità e spiritualità; le relazioni tra tratti della personalità e religione, tra religione e fondamentalismo; ci sarà anche l’opportunità di confrontare le diverse metodologie: quelle “empiriche” vs quelle “ermeneutiche”, quelle esplicite vs quelle implicite; le metodologie narrative, la prospettiva evoluzionistica, la teoria dell’attaccamento e i nuovi contributi clinico-ermeneutici della psicodinamica. A giudicare dai contributi proposti appare anche chiaro, d’altra parte, che potrebbe essere utile una chiara discussione su che cosa è la psicologia della religione e che cosa ne è l’oggetto specifico, vale a dire la religione. Si tocca qui una vexata qaestio: la religione può essere identificata con la domanda di significato o si qualifica come una risposta alla ricerca di significato? Precisamente quella risposta che fa riferimento al Trascendente come fonte di significato? Questa questione troverà espressione nel corso del symposium con ed in onore del prof. Antoine Vergote, Maestro di molti di noi, universalmente considerato uno dei padri fondatori della psicologia della religione contemporanea, nonché primo Socio Onorario della SIPR.
Vergote’s work in the psychology of religion is characterized by being both fundamental and applied, both empirical and at the same time theoretical. Vergote’s is a highly complex stand in what is classically called the issue of the relationship between faith and reason. Finally the issue with which he raised substantial attention in the last century: his controversial critique of the idea that the human being would be naturally religious, Vergote’s comment on this idea, this apriori, is remarkably short and dry: “it is just an idea”.
In questo numero: Benvenuti al Congresso IAPR / Welcomes to the IAPR Congress (M. Aletti); Programma Congresso IAPR 2011 / IAPR Congress 2011 Programme; Cento anni di psicologia della religione in Italia. La storia, i temi, i personaggi / Hundred …
In questo numero: The IAPR Congress in Bari/ il Congresso IAPR a Bari (M. Aletti); L’Associazione Internazionale di Psicologia della Religione-IAPR / About the International Association for the Psychology of Religion-IAPR; Abstract of the Lectures in Plenary Session: 1. – …
In questo numero: L’Io, l’altro, Dio. Religiosità e narcisismo (F. De Nardi); Nuovi culti e sette nella società: Prevenire, Informare, Assistere (R. Di Marzio); Il mio interesse per la psicologia della religione: difendere la psicologia, rispettare la religione (M. Aletti); …
It is a known fact that psychology of religion has always followed the course of the history of psychology, starting from Wundt who dedicated three volumes of his Völkerpsychologie to myth and religion. Religious behavior was seen as a specific object of study and as a specific discipline since the very early writings of the “fathers” of psychology. Just to mention Edwin D. Starbuck, who already in 1899 published a volume on Psychology of religion, William James’s (1902) analysis of The varieties of religious experience, the epistemological and methodological rigor envisaged by Theodore Flournoy (1902, 1903, 1910), and the studies on adolescent religion and on the figure of Christ by Granville Stanley Hall (1904, 1917).
È noto che la psicologia della religione ha da sempre accompagnato la storia della psicologia, a partire da Wundt che, al mito ed alla religione, dedica ben tre volumi della sua Völkerpsychologie. La condotta religiosa è assunta ad oggetto specifico di studio fin nei primi scritti dei “padri” della psicologia come disciplina scientifica. Basti pensare a Edwin D. Starbuck, che già nel 1899 pubblicò un volume di Psychology of religion, o all’analisi della varie forme dell’esperienza religiosa di William James (1902), o al rigore epistemologico e metodologico prospettato da Theodore Flournoy (1902, 1903, 1910), o agli studi sulla religiosità adolescenziale e sulla figura di Cristo di Granville Stanley Hall (1904, 1917).
Ll concetto di narcisismo è diversamente inteso e valutato nelle elaborazioni psicologiche, non meno che nella cultura corrente. Ad un estremo si considera il narcisismo come un serio disturbo della personalità, caratterizzato da un patologico ripiegamento su di sé che rende problematica la relazione con l’altro (e con l’Altro). All’opposto, il narcisismo può essere considerato come una dimensione fondamentale dello sviluppo psichico, necessaria allo strutturarsi coeso del sé e al processo di crescita della relazionalità del soggetto, e dunque della sua religiosità.
“Fede è sostanza di cose sperate/et argomento delle non parventi” dice Dante citando alla lettera San Tommaso. Mille anni prima, un altro Tommaso, che si era proposto di non credere se non in quello che vedeva e toccava, si era sentito rimproverare “Beati coloro che hanno creduto, senza aver visto” (Gv. 20, 29). Eppure il credente continua a cercare “cose”, fatti, dimostrazioni visibili e materiali per giustificare e alimentare la propria fede. Questo apre una serie di interrogativi di interesse psicologico.