Arte, cultura e religione. Scarabocchi winnicottiani
Dall’introduzione:
Donald Wood Winnicott non fu, propriamente, un professore universitario, ma fu ed è un grande maestro. A lui piaceva insegnare dialogando, che si trattasse di allievi delle scuole per infermieri o dei colleghi della Società Psicoanalitica Britannica. Perché per lui insegnare era un’occasione per approfondire, ma anche per chiarire a se stesso, mentre cercava di render chiaro per gli altri. Fu un uomo che ha sempre creduto veramente nell’incontro delle menti in un sapere condiviso. Mirava più all’efficacia della parola per attingere il dialogo che alla organicità delle trattazioni, per nulla interessato, per esempio, a pubblicare manuali o monografie. I suoi allievi ben presto smettevano di prendere appunti e si lasciavano coinvolgere nelle sue parole, nelle sue efficaci espressioni paradossali, nelle discussioni che lui apriva. Come a lezione con gli allievi, così nelle sedute coi pazienti o nel disegnare scarabocchi con un bambino, l’atteggiamento di Winnicott era quello di chi vuole veramente, semplicemente, imparare. Ogni incontro diventava così uno “spazio potenziale” dove coniugare l’apprendimento e la creatività. E il gioco. Il gioco non serve solo a comunicare, serve a. . . giocare.
Aletti, M. (2010). Arte, cultura e religione. Scarabocchi winnicottiani. In M. Aletti, Percorsi di psicologia della religione alla luce della psicoanalisi (pp. 93-120). Roma: Aracne, 1 ed.
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