L’illusione religiosa: rive e derive
Liberare l’uomo dalle illusioni, come voleva Freud, o liberare nell’uomo la capacità di illusione, di giocare (in-ludere) e di giocarsi nelle illusioni, come, al seguito di Winnicott, propone il modello relazionale della psicoanalisi? Al gioco simbolico-linguistico come organizzatore e mediatore del mondo intrapsichico e interpersonale si è fatta attenta tutta la psicologia contemporanea, specie la psicologia sociale, la psicologia culturale, la psicologia della comunicazione. Se illudersi significa “giocare” con la realtà così come essa si offre al soggetto attraverso i filtri della creatività e dell’investimento personale, ed è funzione pregnante dello psichismo, anche l’”illusione” religiosa è “parte integrante del fatto di essere umani, autenticamente umani nella nostra capacità di creare realtà non visibili ma significative, che possano contenere il nostro potenziale di espansione immaginativa al di là dei confini sensoriali” (A.-M. Rizzuto). Il convegno intende mettere a tema sia la rilevanza del vissuto religioso nella strutturazione e ristrutturazione della personalità, sia l’ambivalenza di un’esperienza che non è garantita dalla vulnerabilità a distorsioni patologiche, particolarmente segnate da ripiegamenti narcisistici o da un uso feticistico degli oggetti religiosi. Tra rive e derive psicologiche, forme adattive e mature e deformazioni patologiche e disadattive, l’atteggiamento dell’uomo verso la religione (nella direzione della non-credenza non meno che in quella dell’adesione di fede) interpella lo psicologo non sul piano dei contenuti, ma su quello dei percorsi e dei processi in gioco.
Sono disponibili i testi dei pre-atti
Gli atti del Convegno sono stati pubblicati nel volume
M. Aletti & G. Rossi (Eds.) (2001). L’illusione religiosa: rive e derive. Torino: Centro Scientifico Editore.